Pensione integrativa gli italiani non ci pensano

Pensione integrativa, nonostante gli italiani siano un popolo di rispamiatori, l’obiettivo di una rilevante copertura è ancora lontano.

Pensione integrativa gli italiani non ci pensano

Sono ancora troppi i lavoratori italiani che non hanno la minima idea di quanto potrà essere un giorno il loro assegno per la pensione, e, ancor più grave, non hanno messo in campo alcun progetto per integrare la rendita.

Eppure le soluzioni non mancano e il denaro nemmeno. Lo dice la Banca d’Italia affermando, con i dati, che gli italiano restano un popolo di risparmiatori. A febbraio 2017, i miliardi parcheggiati hanno raggiunto la cifra record di 1428. Tanto denaro e nessuna pianificazione nonostante i rendimenti vicini allo zero.

Un piccolo scossone lo ha portato la Busta Arancione, inviata lo scorso anno alle famiglie italiane, e contenente le proiezioni della futura pensione. L’effetto psicologico è stato un picco di iscrizioni ai fondi integrativi. Secondo i dati forniti dalla Covip sul 2016 i fondi pensione hanno contato 557 mila iscritti in più a quota 7,8 milioni (+7,7%). Siamo comunque ancora molto lontani dall’obiettivo.

Guardando ai numeri, in questi ultimi mesi queste forme pensionistiche hanno un po’ risentito del calo dei prezzi delle obbligazioni. «Si tratta comunque di investimenti di lunghissimo termine che si muovono su orizzonti di diversi decenni – ricorda Giuseppe Romano, direttore ufficio studi Consultique –. Vuol dire che le cedole che pagano le obbligazioni negli anni neutralizzeranno l’effetto del calo di prezzo».

Chi si è messo in luce è invece il Tfr. Il Trattamento di fine rapporto, nei primi tre mesi di quest’anno ha fruttato lo 0,80% contro, per fare un esempio, il -0,08% delle forme garantite dei fondi negoziali. L’anno scorso, invece, il Tfr aveva perso la gara con le altre forme pensionistiche. Nel 2016, i fondi negoziali e i fondi aperti hanno reso in media, rispettivamente, il 2,7 e il 2,2%. I Pip «nuovi» di ramo III hanno fatto 3,6%. II Tfr si è rivalutato, al netto dell’imposta sostitutiva, dell’1,5%.

In questi ultimi tre mesi il Tfr ha beneficiato del rialzo dell’inflazione a cui è ancorato. Sale, per una parte, insieme al rialzo dei prezzi. Negli anni Tfr e forme previdenziali complementari si sono sfidati con sorti alterne. Non sono mancati forti sbalzi. Nel 2008 per esempio, anno della crisi Lehman Brothers, i fondi negoziali hanno perso il 6% e quelli aperti il 14%. II Tfr invece ha guadagnato il 2,7%. Nel 2014, anno di inflazione a zero e di Borse al rialzo, i fondi negoziali e quelli aperti hanno fruttato il 7% mentre il Tfr si è limitato al+1,3%. (fonte  La Stampa Tuttosoldi)

Pensione, sei mattoni per costruire una rendita di scorta senza aspettare

La Busta arancione sta arrivando nelle case. Tutto quello che si può fare per «rimpolpare» l’assegno Inps, a partire da oggi. Dallo scorrere degli anni al possibile aiuto delle aziende (http://www.intermediachannel.it/ di Roberto E. Bagnoli e Andrea Carbone – Corriere Economia)

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Pensione, sei mattoni per costruire una rendita di scorta senza aspettare

I dati

Le simulazioni realizzate in esclusiva per Corriere Economia da Progetica, società indipendente di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale, mostrano che, pur in un periodo di scarse risorse disponibili da investire per molti italiani, soprattutto se sono giovani, chi vuole cercare di migliorare il proprio futuro pensionistico può contare su sei preziosi alleati. Eccoli: il tempo, i mercati finanziari, le agevolazioni fiscali sulla previdenza integrativa, la liquidazione (Tfr) e il contributo aziendale (entrambi nel solo caso dei lavoratori dipendenti), e infine il riscatto degli anni di laurea.

«Il progressivo invio della Busta arancione Inps a sette milioni di lavoratori ha riacceso i riflettori sulle pensioni — sostiene Andrea Carbone, partner di Progetica —. Si ritorna a parlare della necessità della previdenza integrativa, e di una qualche flessibilità nel pensionamento. Le prime verifiche a caldo invitano a prendere con spirito critico le stime Inps che sono utili per accendere un faro sul problema. Ma che si basano su parametri troppo ottimistici per quanto riguarda sia la crescita del Pil che quella delle retribuzioni».

I temi

Questi temi saranno anche al centro della Giornata nazionale della previdenza e del lavoro, la tre giorni organizzata da Itinerari previdenziali (presieduta da Alberto Brambilla) che si apre domani a Napoli. Nel corso delle prossime settimane la Busta arancione sarà inviata a sette milioni di lavoratori italiani che non dispongono del Pin Inps, cioè del codice per accedere al sito e provare a farsi i calcoli per conto proprio.

Che cosa è utile fare quando arriva? «E’ necessario in ogni caso dotarsi del Pin o dello Spin, la credenziale unica di accesso ai servizi on line della pubblica amministrazione — risponde Carbone —. A differenza di quella cartacea, che utilizza un parametro standard, la versione elettronica offre diverse possibilità di simulazione e personalizzazione. Una volta entrati, il primo passaggio è verificare sull’estratto conto contributivo che l’intera vita lavorativa sia stata registrata in maniera corretta. Secondo l’Inps, del resto, circa il 20% degli utenti della Busta arancione ha riscontrato anomalie. Se il passato contributivo è in regola, si può pensare al futuro effettuando una o più simulazioni con parametri più prudenti per la crescita del Pil e anche sulla crescita della retribuzione». Quelli utilizzati di default nella Busta arancione si basano per entrambe le variabili su incrementi annui dell’1,5% in termini reali, cioè tenendo conto dell’inflazione: un dato che, per quanto riguarda il Pil, contrasta decisamente con la recessione di cui soffre l’economia italiana da molti anni a questa parte.

1) Il Fisco è generoso con i previdenti. Meglio approfittarne

Il Fisco dà una grossa spinta alla previdenza di scorta. Per un trentenne con reddito netto di mille euro al mese e versa un contributo di mille euro l’anno, il beneficio fiscale è di 270 euro l’anno: moltiplicato per i quarant’anni di versamenti sino al pensionamento (ipotizzato a settanta) il beneficio complessivo è di 11.366 euro. La prestazione finale sarà tassata invece a titolo definitivo con un’aliquota molto bassa, appena il 9%. Per un quarantenne con una retribuzione netta di millecinquecento euro, il beneficio fiscale è anch’esso di 270 euro l’anno e 10.565 per l’intero programma previdenziale, mentre la rendita sarà tassata con un’aliquota del 10,8%. L’ultimo esempio è relativo infine a un cinquantenne che ha una retribuzione attuale di duemila euro netti il mese e ne versa mille sempre all’anno, per i diciotto che gli restano al pensionamento. Il beneficio fiscale è di 380 euro l’anno e 6.840 complessivi, mentre la prestazione finale sarà tassata con un’aliquota del 14,1%.

«Malgrado l’incremento dall’11,5% al 20% della tassazione sui rendimenti annuali, il regime fiscale sulla previdenza complementare rimane molto favorevole — sottolinea Carbone —. I versamenti sono infatti deducibili sino a 5.164 euro l’anno. Le agevolazioni riguardano soprattutto la prestazione finale sotto forma di rendita vitalizia o capitale in un’unica soluzione, possibile sino al 50% del montante maturato. Vengono tassati infatti con un’aliquota del 15%, diminuita dello 0,30% per ogni anno di partecipazione successiva al quindicesimo, con uno sconto che può arrivare al 6%». Sono soggette a una tassazione piuttosto favorevole anche le anticipazioni (somme in acconto sul montante maturato che si possono ottenere in determinate ipotesi) e quelle ottenute a titolo di riscatto, per esempio nei casi di disoccupazione o cassa integrazione guadagni.

2) Le due missioni della laurea: aumenta la pensione complessiva, lasciare in anticipo è più complicato

In certi casi consente di staccare prima dal lavoro: in tutti, invece, aumenta la ricchezza pensionistica complessiva. Il riscatto degli anni di laurea è uno dei più forti alleati su cui può contare chi vuole migliorare il proprio futuro previdenziale, anche se piuttosto costoso. «Le simulazioni in tabella non sono universali — spiega il partner di Progetica —. Ogni lavoratore dovrà valutare attentamente la propria posizione. Normalmente, solo per chi ha iniziato a lavorare presto, verso i 25 anni, il riscatto degli anni di laurea può servire ad anticipare il pensionamento. Per coloro che invece hanno iniziato stabilmente oltre i trent’anni, potrebbe non bastare per smettere prima».

Nelle tabelle sottostanti un trentenne di oggi, per il quale l’età di pensionamento è stimata a 70 anni e 5 mesi potrebbe staccare a 68 e 4 con un riscatto di tre anni di studi, e a 66 e 2 se questo è di cinque anni. Per un quarantenne che ha un’età di pensionamento stimata a 69 anni e 5 mesi, il riscatto di tre anni consentirebbe di anticipare a 67 e 4, quello di cinque anni a 65 e 2 mesi. L’ultimo caso è relativo infine a un cinquantenne che ha un’età di pensionamento stimata a 68 anni e tre mesi: riscattando tre anni potrebbe staccare a 66 e 2, con cinque potrebbe smettere di lavorare a 63 anni e 11 mesi. In tutti e tre i profili, il riscatto consente di anticipare il pensionamento perché sono state ipotizzate una data d’inizio lavoro a 25 anni e una vita lavorativa senza interruzioni contributive. Se si fosse cominciato dopo, l’effetto sarebbe stato molto minore o del tutto assente. Altro aspetto da prendere in considerazione è quello della ricchezza complessiva ricevuta nel corso della pensione in base all’aspettativa di vita: sotto questo profilo il riscatto è sempre conveniente. «Se da un lato smettere prima significa avere un assegno più basso — sottolinea Carbonedall’altro è maggiore il numero di anni nei quali lo si percepisce».

Così, per esempio, un trentenne che ha una pensione di 1.749 euro il mese, in base alla sua aspettativa di vita otterrebbe in tutto 446.513 euro. Riscattando tre anni il vitalizio si ridurrebbe a 1.645 euro il mese, 100 in meno, ma la ricchezza pensionistica complessiva aumenterebbe a 462.733 euro il mese, il 4% in più. Con cinque anni la pensione scenderebbe a 1.492 euro netti al mese, ma le entrate pensionistiche ricevute complessivamente sarebbero pari a 458.486 euro, il 3% in più. Anche nel caso di un quarantenne e di un cinquantenne il riscatto consente di aumentare la ricchezza pensionistica complessiva. La convenienza va valutata caso per caso, ma il riscatto è comunque un’opzione molto interessante anche per le forti agevolazioni fiscali di cui beneficia: gli importi versati, infatti, sono interamente deducibili dall’imponibile in 120 rate mensili senza il pagamento di interessi. Ovviamente prima di decidere se riscattare oppure no, bisogna anche riflettere se la stessa somma richiesta non sia meglio impiegarla in altro modo. Magari investendola sui mercati finanziari in modo da diversificare il rischio e non essere troppo dipendenti, nel bene e nel male, dalle sole performance dell’Azienda Italia o dalle manovre di bilancio pubblico che possono incidere sul quando e il quanto della pensione oltre che sulla validità del riscatto.

3) Vuoi cento euro al mese netti? Devi versarne 33 per 40 anni

Una pensione di scorta da cento euro netti al mese: è un obiettivo raggiungibile con un limitato sacrificio economico, a patto di cominciare prima possibile. Le simulazioni realizzate da Progetica mostrano come il tempo sia un importante alleato su cui può contare chi vuole compensare con la previdenza integrativa una pensione di base destinata a essere sempre più ridotta. «Per ottenere una rendita vitalizia di 100 euro al mese, un trentenne dovrebbe versare 33 euro, sempre al mese, sino al pensionamento dopo quarant’anni», spiega Carbone.

Ma se avesse iniziato cinque anni prima, ne sarebbero bastati 27, il 17% in meno. In totale sono quasi 3.000 euro in meno. Un quarantenne cui mancano ventinove anni alla pensione dovrebbe versarne 56. Al cinquantenne che davanti ha ancora diciotto anni di lavoro ne servono quasi il doppio, 108 euro al mese. Anticipando di cinque anni, in entrambi i casi il minor costo sarebbe di oltre il 20%. Le tabelle sottostanti mostrano anche il costo del ritardo nell’avvio del programma previdenziale. Cominciando cinque anni dopo, un trentenne dovrebbe versare quaranta euro al mese, un quarantenne 73 e un cinquantenne 162, sempre per ottenere al momento del pensionamento una rendita integrativa pari a cento euro al mese. Le simulazioni di Progetica ipotizzano una continuità di versamenti sino all’età della pensione e l’adesione a un fondo pensione bilanciato-azionario con il 30% di titoli obbligazionari. Vengono considerati i costi medi di un fondo pensione aperto (promosso da compagnie d’assicurazione, banche, Sim e Sgr), in funzione della durata. Tutti i valori sono al netto delle tasse e dell’inflazione.

Busta arancione - Tempo - Tabella 3 (Elaborazione Progetica - Corriere Economia 09.05.2016) Imc

4) Chi rischia investendo in azioni può puntare ad alzare la posta. Pagando la metà strada facendo

La pensione di scorta è in azione: solo accettando una qualche dose di rischio sui mercati (adeguata naturalmente si può ottenere una rendita integrativa adeguata con un esborso sostenibile. Un trentenne che vuole ottenere al momento del pensionamento una rendita integrativa di cento euro netti al mese dovrebbe versarne 33 in una linea bilanciata-azionaria, sino al pensionamento fissato a settant’anni. Con una garantita, invece, il conto salirebbe a 54 euro, il 65% in più. E anche per un quarantenne e un cinquantenne, la tranquillità di una linea garantita ha un maggior costo. Per ottenere al momento del pensionamento lo stesso obiettivo, il primo deve versare per ventinove anni 56 euro se opta per un comparto bilanciato e 80 se si rifugia invece nel porto tranquillo di un garantito. Per un cinquantenne, che davanti a se ha ancora diciotto anni di lavoro, il contributo da investire è di 108 euro al mese con un bilanciato e 135 con il garantito.

«Nella previdenza integrativa, investire in una linea che ha una componente azionaria aiuta a ottenere rendimenti migliori nel medio-lungo periodo», spiega il partner di Progetica. Le linee a basso rischio garantiscono infatti dalle oscillazioni di breve periodo dei mercati finanziari, ma pregiudicano la crescita nel lungo termine. Nelle tabelle sottostanti sono stati considerati i costi medi di un fondo pensione aperto: tutti i valori sono in termini reali, tengono conto cioè dell’inflazione.

Busta arancione - Mercati - Tabella 4 (Elaborazione Progetica - Corriere Economia 09.05.2016) Imc

5) Il capitale cresce più velocemente se c’è la spinta del datore di lavoro. Ma serve l’accordo aziendale

Il contributo aziendale, che spetta solo a chi aderisce, fa la differenza nel determinare la convenienza del fondo pensione. Nelle simulazioni realizzate da Progetica viene considerata la pensione integrativa netta che si può ottenere grazie a un contributo del datore di lavoro pari all’1% della retribuzione. «Per esempio, un trentenne con un reddito attuale netto di mille euro il mese — spiega Carbone può attendersi al momento del pensionamento, ipotizzato a settant’anni, una pensione integrativa di cento euro il mese se partecipa al fondo in una linea che garantisce la restituzione dei contributi versati, e di centocinquanta se opta invece per una bilanciata-azionaria: metà di queste rendite verrebbe finanziata dal datore di lavoro».

Per un quarantenne con un reddito netto attuale di millecinquecento euro netti il mese e che davanti a sé ha ancora ventinove anni di lavoro, il contributo aziendale da solo vale una pensione integrativa di 89 euro con un comparto garantito e 122 con un bilanciato-azionario. Per un cinquantenne con un reddito attuale di duemila euro netti il mese e pensionamento a 68 anni, infine, la rendita mensile integrativa è pari a 62 euro il mese nel primo caso e 77 nel secondo. Attenzione però: ha diritto al contributo aziendale solo il lavoratore che s’iscrive al fondo pensione aziendale o di categoria, oppure a quello aperto (promosso cioè da compagnie d’assicurazione, banche, Sim e Sgr) su base collettiva, cioè in seguito a un accordo fra azienda e dipendenti. Anche in queste simulazioni è stata ipotizzata la continuità di versamenti sino alla pensione e sono stati considerati i costi medi dei fondi aperti in funzione della durata prevista. Tutti i valori sono al netto delle tasse e in termini reali.

Busta arancione - Contributo aziendale - Tabella 5 (Elaborazione Progetica - Corriere Economia 09.05.2016) Imc

6) Mettere sul piatto la liquidazione: si investe sul proprio futuro senza ridurre il budget di oggi

Destinare obbligatoriamente la liquidazione alla pensione di scorta. E’ una delle proposte di cui si sta discutendo per rilanciare una previdenza complementare che sarà sempre più necessaria, soprattutto per i giovani. Il Tfr (pari al 6,91% della retribuzione) rappresenta nel caso dei lavoratori dipendenti un’importante risorsa su cui contare. «Il conferimento del Tfr alla previdenza complementare evita di doversi privare nell’immediato di risorse — spiega il partner di Progetica —. Un trentenne con un reddito netto attuale di mille euro il mese che conferisce il Tfr a un fondo pensione può attendersi al pensionamento (ipotizzato a settantenni) una rendita integrativa di 344 euro al mese se s’iscrive a una linea che garantisce la restituzione dei contributi versati, e 519 se sceglie invece per una bilanciata-azionaria con il 70% di azioni».

Un quarantenne che destina a un fondo pensione il Tfr relativo a un reddito netto attuale di 1.500 euro il mese può attendersi al pensionamento, a 69 anni, una pensione integrativa di 307 con il comparto garantito e 421 con il bilanciato-azionario. Per un cinquantenne con un reddito netto di duemila euro il mese, infine, la rinuncia al Tfr (che in azienda si rivaluta con un tasso dell’1,5%, più il 75% dell’inflazione) può consentire di ottenere al pensionamento (a 68 anni) una pensione integrativa di 215 euro al mese se l’aderente sceglie una linea garantita, e 265 se opta invece per una bilanciata. Le simulazioni di Progetica presuppongono la continuità di versamenti alla previdenza integrativa sino all’età della pensione; tutti i valori sono al netto delle tasse e in termini reali, tengono cioè conto dell’inflazione.

Busta arancione - Tfr - Tabella 6 (Elaborazione Progetica - Corriere Economia 09.05.2016) Imc

I sei passi per una pensione adeguata

RASSEGNA STAMPA: i passi da compiere per ottenere una pensione adeguata. Fonti Intermedia Channel e il Sole24Ore.

PREVIDENZA INTEGRATIVA

I sei passi per una pensione adeguata

(di Marco lo Conte – Il Sole 24 Ore) Dalla raccolta dei contributi all’utilizzo delle anticipazioni, fino alla scelta della rendita più coerente con le necessità del risparmiatore.

Le pensioni? Non “spettano”: si costruiscono. Il cambio è non solo terminologico ma essenziale: nei decenni passati, soprattutto per quanto riguarda il sistema retributivo, la rendita pensionistica era il risultato di una serie di calcoli collegati soprattutto all’anzianità di servizio….. Per ottenere una pensione quanto possibile adeguata alle proprie esigenze è di conseguenza necessario cambiare prospettiva e compiere una serie di passaggi.

….Anche l’Inps ha avviato una campagna informativa (“La mia pensione”), chiamata ad allargarsi possimamente a tutta la platea di lavoratori…. Sul sito del Sole 24 Ore è possibile ottenere analoghe stime facilmente consumabili dai lettori del web.

…Quanto si percepirà? È stato calcolato che chi oggi ha 40 anni e lavora da 15 andrà incontro a una pensione pari al 40/50% del proprio ultimo reddito….

Leggi tutto sul sito sorgente: Una pensione adeguata | Intermedia Channel

Assicurazioni e previdenza integrativa: Fare gli struzzi non serve, il fondo sì

(di Federica Pezzatti – Plus24) Previdenza integrativa. L’atlante di Allianz conferma l’esiguità del secondo pilastro. Il 60% degli «under 34» non sa cosa li attende.

Assicurazioni e previdenza integrativa: Fare gli struzzi non serve, il fondo sì

Un lavoratore che va in pensione oggi, in media ha davanti a sé circa 18 anni da trascorrere in quiescenza. Se tornassimo indietro agli anni Settanta il periodo sarebbe stato di circa 16 anni. Grazie all’allungamento delle aspettative di vita si amplia infatti il periodo del pensionamento. Ma questi anni extra, destinati ad aumentare, anche se Tito Boeri sostiene che i trentenni di oggi lavoreranno fino a 75 anni, sono un fattore da pianificare o possono rivelarsi un onere insostenibile soprattutto per le future generazioni? E come si stanno evolvendo i trend demografici nel mondo? ………

……L’Italia è al 19° posto, vicina a Portogallo e Francia. «Dall’analisi emerge dunque la sostanziale esiguità dei pilastri che dovrebbero sostenere la previsione pubblica – sottolinea Michela Coppola, senior economist di Allianz AM del Gruppo Allianz –. Un dato noto dovuto al fatto che gli effetti delle riforme pensionistiche sono relativamente recenti ma anche alla scarsa diffusione dei fondi pensione presso i giovani che sono coloro che più ne hanno bisogno». Ma quanto è sostenibile la situazione? L’Atlante è arricchito da una sezione che affronta proprio il tema della sostenibilità finanziaria nel lungo termine dei sistemi pensionistici (Indice di Sostenibilità Psi) che prende in rassegna fattori chiave come i trend demografici, la sostenibilità degli equilibri di finanza pubblica, la struttura dei sistemi previdenziali da cui emerge che l’Italia è in sofferenza a causa della scarsa natalità e dell’elevata speranza di vita.

Sorgente: Assicurazioni e previdenza integrativa: Fare gli struzzi non serve, il fondo sì | Intermedia Channel

Difficile il cammino della riforma delle pensioni

Riforma delle Pensioni? Servono una macchina amministrativa migliore, la riduzione dei contenziosie la lotta ad evasione e frodi. La giustizia intergenerazionale produce dei contraccolpi ma le priorità devono essere equità e trasparenza

salvadanaio

Difficile il cammino della riforma delle pensioni

(di Alessandra Del Boca, Professore di Economia e Consigliere di Sorveglianza Ubi, e Antonietta Mundo, Attuario, ex Coordinatore generale statistico attuariale dell’Inps – Corriere della Sera)

La recente proposta Inps ha avuto il merito di far emergere come sia azzardato agire sulle pensioni in essere, sia attraverso la differenza tra retributivo e contributivo sia attraverso la differenza tra età effettiva e legale di pensionamento. L’Istituto vorrebbe usare le prestazioni che non ci saremmo veramente guadagnati per finanziare la lotta alla povertà degli ultra cinquantacinquenni disoccupati e una più ampia flessibilità in uscita dal lavoro. A questo fine Inps penalizza in media del 3% l’anno chi anticipa la pensione prima dell’età legale che dal 2016 è di 67 anni e 7 mesi: un lavoratore che va in pensione a 63 anni e 7 mesi subisce tagli del 9%. La proposta ricalcola anche la parte retributiva delle pensioni in essere sopra 2.400 euro netti mensili, se l’età di pensionamento è inferiore all’età ricalcolata dall’Inps (che ieri, nella sede ritrovata di piazza Colonna in Roma, ha ospitato un confronto sull’argomento, con la presentazione del rapporto annuale sulle pensioni Ocse).

Il padre di una di noi due oggi 90enne, andato in pensione nel 1981 a 57 anni vedrebbe la sua pensione tagliata del 21,5%. Se fosse andato in pensione nel 1989, a 64 anni, l’età ricalcolata dall’Inps, non ne subirebbe alcuna. Nel 1981 non sapeva che nel 2015 a 90 anni qualcuno avrebbe proposto di decurtargli la pensione e avrebbe fatto altre scelte. La previdenza deve garantire, nel momento di maggiore fragilità, la sicurezza per il futuro. Ciascun sistema di calcolo ha già insite penalizzazioni. Il retributivo dopo il 1992 è penalizzato con il calcolo decennale delle retribuzioni medie pensionabili, le aliquote di rendimento annuo scendono gradualmente per redditi superiori a 46.169 euro dal 2% allo 0,9% e per anzianità oltre i 40 si azzerano. Nel contributivo, l’età di pensionamento è una variabile importante per modulare l’entità di una pensione ma non l’unica. Influenzano la prestazione anche: l’evoluzione della retribuzione, l’aliquota, il rendimento del montante e l’andamento dell’economia, il massimale di retribuzione imponibile e l’evoluzione dell’aspettativa di vita. È impossibile essere corretti nel fare giustizia intergenerazionale.

Una riforma previdenziale deve essere decisa dal Parlamento: un istituto amministrativo non può porre a carico dei propri pensionati azioni per combattere povertà e disoccupazione: non gli compete. Secondo lo Statuto del 1935, l’Inps ha il compito di redigere i bilanci, organizzare e amministrare la struttura e le risorse affidate da imprese e lavoratori per pagare le pensioni. Articolati di legge con «importi soglia» difficilmente individuabili, perché variabili nel tempo a seconda delle composizioni familiari, generano insicurezza e contrastano con il clima di fiducia che il governo sta cercando di ricostruire. Chi ha una pensione di 2400-3500 euro netti deve poter decidere se cambiare la lavatrice o l’auto: questa tassa costerebbe di più in rinuncia ai consumi del poco risparmio previdenziale. La proposta Inps attinge risorse anche da trattamenti bassi con erogazioni assistenziali per gli over 65 disagiati come maggiorazioni sociali, 14ma, importo aggiuntivo o integrazioni al minimo di pensionati migrati in altri Paesi. Infatti prevede decurtazioni graduali fino all’azzeramento dell’integrazione assistenziale tra le soglie dei 32.000 e 37.000 euro lordi di reddito familiare equivalente. Si cambiano le «unità di misura» reddituali ben individuabili e conosciute per la verifica dei mezzi, sostituendole con concetti di «potenziale economico della famiglia», in base alla Scala Ocse modificata, usata per confronti sulla povertà tra Paesi e per interventi assistenziali Isee. Il sistema diventa più complesso e sposta l’asse di riferimento reddituale da parametri previdenziali ad assistenziali. I risparmi sarebbero stimati sui potenziali di reddito familiare di oggi, senza considerare che per difendersi i coniugi si possono anche separare, riducendo i risparmi attesi. In qualsiasi ordinamento civile decurtare le pensioni si può solo in due casi: bancarotta o rivoluzione, dice Pietro Ichino. In congiunture drammatiche come la manovra Monti-Fornero, l’operazione giustizia tra generazioni si è limitata a deindicizzare le pensioni medio-alte, alzando l’età piuttosto che tagliare le pensioni.

Battaglie per creare equità all’Inps ce ne sarebbero: una macchina amministrativa migliore per gli utenti, lotta contro evasione e frode, procedure più semplici, gestione del personale che riduca il contenzioso tra dipendenti, ex dipendenti e Inps. Vuole l’Inps fare un’operazione di trasparenza? Pubblichi i dati economici sui contributi versati senza dare luogo a prestazione, pagati da milioni di «silenti»: lavoratori deceduti senza diritto a pensione o senza superstiti, stranieri rimpatriati con bassa contribuzione, disoccupati di lunga durata e donne che perdono il lavoro senza avere il diritto alla pensione, o prestazioni non riscosse. L’Inps non è un’assicurazione privata che applica aliquote di equilibrio, ma grazie ai trasferimenti dello Stato gestisce un’assicurazione sociale con aliquota contributiva sociale.

Le soluzioni previdenziali e di risparmio legate alle assicurazioni sono tra le più sicure, perché i risparmi vengono gestiti in una GESTIONE SEPARATA, e quindi estranea alla vita economica della compagnia di assicurazioni,  e perché sottoposte a vigilanza dell’organo di sorveglianza. Offrono, inoltre, alcune tutele giuridiche che nessun altro servizio offre: impignorabilità ed insequestrabilità del contratto e capitale fuori dall’asse ereditario  (art. 1920 – 3° comma del codice civile) fatti salvi i casi di “distrazione” dei capitali.

Contattaci per saperne di più! Vogliamo aiutarti a RISPARMIARE!!!

Attenzione alla vendita online di prodotti previdenziali e assicurativi

La raccomandazione viene dall’Eiopa (European Insurance and Occupational Pensions Authority, Autorità europea per le assicurazioni e le pensioni da lavoro): attenzione alle vendita online di prodotti previdenziali e assicurativi

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Attenzione alla vendita online di prodotti previdenziali e assicurativi

Attenti alla vendita online dei prodotti previdenziali e assicurativi. La raccomandazione viene dall’Eiopa (European Insurance and Occupational Pensions Authority, Autorità europea per le assicurazioni e le pensioni da lavoro), che mette in guardia sulle vendite internet per le quali viene segnalata la propensione dei risparmiatori a guardare esclusivamente la variabile prezzo e non altre che pure sono invece importanti. L’Eiopa a fine gennaio ha diffuso una opinion in cui avvertiva appunto di questi rischi e invitava le autorità nazionali di vigilanza a prestare attenzione per garantire una tutela adeguata del risparmiatore.
L’eccesso di informazioni non è una garanzia, anche se resta un’opportunità. Le informazioni infatti, oltre al recepimento “filtrato” del risparmiatore orientato solo alla variabile prezzo, possono essere falsate anche dal modo in cui vengono presentate. Inoltre online può capitare che di sottoscrivere, senza rendersene conto dei contratti non richiesti, magari grazie a dei pulsanti logici preimpostati sul sì. A parte di questi problemi (in alcuni casi riscontrabili anche per i contratti stipulati secondo i canali tradizionali) il web non è solo fonte di problemi e questo lo riconosce anche l’Eiopa: le informazioni che vi si trovano possono ridurre l’asimmetria informativa tra risparmiatore e intermediari e aiutare i primi a fare delle scelte più consapevoli. L’Authority europea invita però le autorità nazionali a fare in modo che la vigilanza esercitata sulle offerte veicolate dal web non sia meno efficace rispetto a quanto avviene per le altre offerte. Inoltre l’Eiopa richiama la direttiva sulla commercializzazione a distanza di servizi finanziari ai consumatori in base alla quale occorre fornire ai clienti un’informativa chiara e comprensibile sul fornitore, sul servizio e sul diritto di recesso. La direttiva vieta inoltre di fornire servizi finanziari non richiesti e pone limiti alle comunicazioni telefoniche o via e-mail non richieste.
Rispetto all’iniziativa dell’Authority europea (alla quale, entro sei mesi dalla pubblicazione delle raccomandazioni, le autorità italiane dovranno fornire informazioni sulle iniziative intraprese), il presidente dell’Anasf, l’Associazione dei promotori finanziari, Maurizio Bufi, precisa:?«Riteniamo importante innalzare l’attenzione sulla distribuzione online di prodotti e servizi assicurativi e previdenziali e che si eroghi anche in questo campo il servizio di consulenza al risparmiatore da parte di operatori qualificati, come i promotori finanziari».
Il tema della vendita online è particolarmente sentito nel Regno Unito dove la Fca (Financial Conduct Authority), l’organismo che vigila sulla trasparenza dei mercati e la condotta degli intermediari finanziari è molto preoccupata sulle modalità di vendita via internet che nel Paese è molto utilizzata: lì i comparatori di tariffe sono lo strumento più utilizzato per assicurarsi, e non solo nell’Rc auto. Secondo Londra, che influenza anche le scelte europee, i consumatori non sono sufficientemente documentati per la gestione autonoma dei servizi finanziari e non avrebbero le corrette informazioni per stipulare online contratti sulla previdenza e sul Vita e, in parte anche sul danni.
In Italia le cose in realtà sono molto diverse. La previdenza viene sviluppata per lo più dalle reti assicurative, con prodotti i Pip non proprio economici e con indicatori sintetici di costo (Isc) che peseranno sulle prestazioni finali pensionistiche (da tempo lo segnala la stessa Covip). In realtà i piani previdenziali e i fondi pensione possono essere sottoscritti anche online, ma la prassi non è così sviluppata. A dire il vero alcuni piani di compagnie dirette sono tra l’altro più convenienti per il consumatore rispetto alla versione disponibile per la rete agenziale del medesimo gruppo: i costi sono leggeri e le altre caratteristiche molto simili. Quindi di per sé non si può certo affermare che internet, almeno allo stato attuale dello sviluppo del mercato online italiano, sia pericoloso per il potenziale aderente ai fondi pensione o pip. Il problema della vendita online, piuttosto, si è posto nel settore Rc auto dove si stanno moltiplicando i siti comparativi di tariffe. Va ricordato che, riguardo ai comparatori, in particolare destinati all’Rc auto, l’Ivass è intervenuta con un’indagine di novembre che metteva in luce le criticità dei siti e dava due mesi di tempo ai preventivatori per adeguarsi ai nuovi standard di trasparenza dettati dalla stessa Authority . Il termine era fissato per la fine di gennaio. L’adeguamento è stato in buona parte realizzato; su alcuni punti, che hanno richiesto maggiori interventi tecnologici ed investimenti, l’Ivass attende un adeguamento entro fine aprile. 

Antonio Criscione e Federica Pezzatti

fonti: Assinews.it – Plus24 Ilsole24ore

Dall’INPS arriva il simulatore di pensione

L’INPS a partire dal primo maggio 2015 metterà a disposizione dei cittadini il simulatore di pensione

salvadanaio

Dall’INPS arriva il simulatore di pensione

Dopo una fase sperimentale l’Inps ha deciso di rendere accessibile agli utenti sul proprio sito la simulazione di quanto si percepirà di pensione. Si inizierà con il primo maggio, proseguendo per tappe.

I primi saranno i possessori di pin con meno di 40 anni, il mese successivo (giugno) sarà la volta degli under 50 e da luglio tutti gli altri. Solo a fine 2016 tutti gli iscritti Inps, circa 23 milioni e mezzo di lavoratori, potranno usufruire del servizio.

Il quotidiano il Corriere della Sera ha pubblicato un’anteprima che mostra come sarà online, sul sito dell’INPS, la schermata della pagina su cui potrete fare il calcolo:

Luca Cifoni, sul Messaggero di oggi, spiega che per i cittadini coinvolti l’esito potrebbe non essere piacevole:

Già nell’ambito della fase sperimentale (che deve ancora concludersi) oltre il 40 per cento dei partecipanti che poi hanno risposto al questionario ha segnalato di aver trovato un importo più basso – anche di molto – di quello che si attendeva; quasi la metà ha riscontrato un valore più o meno uguale a quello atteso e solo poco più del 10 per cento ha avuto una sorpresa positiva. Naturalmente le indicazioni finali dipendono in modo rilevante dalle informazioni alla base del calcolo: alcune sono in possesso dell’Inps, come il numero di anni di contribuzione e le regole previdenziali applicate all’età anagrafica dell’interessato, altre sono assunte come ipotesi di scenario (l’evoluzione dell’economia del Paese e delle retribuzioni individuali) altre ancora dipendono dalle scelte concrete dei lavoratori: l’ulteriore tempo di attività lavorativa, gli eventuali periodi da riscattare e così via.

e prosegue:

Così può capitare che un lavoratorenato nel 1951 con la maggior parte dei versamenti alla gestione dei commercianti, e un certo numero di “buchi” contributivi si ritrovi con un tasso di sostituzione intorno al 52 per cento pur con 2102 settimane di versamenti, ovvero oltre 40 anni: la pensione stimata tra il 2017 e il 2018 (espressa però in euro di oggi) è di circa 1.350 euro mensili lordi. Invece una lavoratrice relativamente giovane, nata nel 1978 (che quindi si ritroverà l’intera pensione calcolata con il sistema contributivo) se ha iniziato un rapporto di lavoro dipendente nel 2003, potrà contare nel 2048, alle soglie dei 70 anni, su un assegno pari a quasi l’83 per cento dell’ultima retribuzione. Qualora invece decida di smettere nel 2025, e attendere senza lavorare la data dell’effettivo accesso alla pensione, vedrà il tasso di sostituzione scendere poco al di sotto del 59 per cento: non di tantissimo tutto sommato, grazie alla rivalutazione assicurata dal contributivo coniugato con le più stringenti regole di uscita.

fonti: il Corriere delle SeraNextquotidiano.itIl Messaggero

Pensioni in diminuzione per effetto del PIL

L’INPS avverte il Governo: gli assegni delle pensioni sono a rischio diminuzione.

salvadanaio

Pensioni in diminuzione per effetto del PIL

Il rischio è reale ed è effetto della legge Dini del 1995: le pensioni, con il PIL in territorio negativo, subiranno una diminuzione. Per questo motivo l’INPS ha allertato i ministeri dell’Economia e del Lavoro affinché intervengano per porre rimedio.

La legge Dini prevede che le pensioni siano agganciate all’andamento del PIL degli ultimi 5 anni. Il persistere di crisi e, soprattutto della recessione degli ultimi due anni, porteranno assegni pensionistici più leggeri di quelli odierni.

Infatti il tasso di capitalizzazione annuo dei montanti contributivi 2014 è pari a – 0,1927%. Questo significa che il “tesoretto” contributivo accumulato negli anni dai lavoratori quest’anno va moltiplicato per un coefficiente inferiore allo zero, ovvero, invece che rivalutarsi, si svaluta.

fonte CGIA

Da INPS e Agenzia Entrate due software utili

INPS e Agenzia delle Entrate offrono due software utili, rispettivamente per il calcolo della pensione e per il calcolo del valore di un immobile.

Software
Da INPS e Agenzia delle Entrate due utili software

Da INPS e Agenzia Entrate due software utili

Segnaliamo due strumenti on line che possono rivelarsi utili.

inpsIl primo lo trovate sul sito dell’INPS e si chiama CARPE PC, acronimo di CAlcolo REtribuzione Pensionabile, software per il calcolo della retribuzione media pensionabile e che dovrebbe essere in grado di restituire la rata futura della propria pensione, una volta raggiunti i requisiti per il diritto all’assegno previdenziale sulla base della propria contribuzione. L’utilità di questo strumento è data dal fatto che si tratta di un calcolo tutt’altro che banale, soprattutto a seguito delle ultime riforme (Fornero su tutte).

Il simulatore può essere scaricato ed utilizzato da tutti i contribuenti; è necessario essere già in possesso di una versione precedente, in caso contrario è possibile che si riscontrino problemi. Il calcolo è elaborato come se si andasse in pensione al momento attuale ed è evidentemente parziale se ad effettuarlo è una persona giovane con pochi contributi versati.

Tra le funzioni utili la possibilità di consultare e salvare:

  • la ripartizione dei versamenti per periodo di contribuzione (utili ai fini dei calcoli retributivi o contributivi);
  • l’estratto conto contributivo della propria posizione;
  • l’elenco delle aziende dove si ha lavorato

Il software è scaricabile dal sito dell’INPS (http://www.inps.it/portale/default.aspx?itemdir=7039) alla voce Per il Cittadino.

Agenzia delle EntrateL’Agenzia delle Entrate, invece, ha messo a disposizione uno strumento che consentirà ai cittadini di farsi un’idea molto precisa del valore degli immobili che, eventualmente, vorranno vendere o comprare.

È, infatti, disponibile online la banca dati delle quotazioni dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare, aggiornata ai dati del primo semestre 2014. In essa sono presenti indicazioni relative ai valori al metro quadro, a seconda delle zone della città, di abitazioni, locali commerciali, uffici e capannoni industriali. Attualmente, nel sistema dell’Agenzia, sono stati inseriti i dati di 7.500 comuni. Ne restano fuori 589, per i quali è ancora in corso di completamento la revisione generale delle zonizzazioni comunali avviata nel 2014.

Potete testarlo a collegandovi al sito dell’Agenzia (http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/content/Nsilib/Nsi/Documentazione/omi/Banche+dati/quotazioni+immobiliari) e cliccando su Consultazione quotazioni immobiliari

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