Pensione integrativa gli italiani non ci pensano

Pensione integrativa, nonostante gli italiani siano un popolo di rispamiatori, l’obiettivo di una rilevante copertura è ancora lontano.

Pensione integrativa gli italiani non ci pensano

Sono ancora troppi i lavoratori italiani che non hanno la minima idea di quanto potrà essere un giorno il loro assegno per la pensione, e, ancor più grave, non hanno messo in campo alcun progetto per integrare la rendita.

Eppure le soluzioni non mancano e il denaro nemmeno. Lo dice la Banca d’Italia affermando, con i dati, che gli italiano restano un popolo di risparmiatori. A febbraio 2017, i miliardi parcheggiati hanno raggiunto la cifra record di 1428. Tanto denaro e nessuna pianificazione nonostante i rendimenti vicini allo zero.

Un piccolo scossone lo ha portato la Busta Arancione, inviata lo scorso anno alle famiglie italiane, e contenente le proiezioni della futura pensione. L’effetto psicologico è stato un picco di iscrizioni ai fondi integrativi. Secondo i dati forniti dalla Covip sul 2016 i fondi pensione hanno contato 557 mila iscritti in più a quota 7,8 milioni (+7,7%). Siamo comunque ancora molto lontani dall’obiettivo.

Guardando ai numeri, in questi ultimi mesi queste forme pensionistiche hanno un po’ risentito del calo dei prezzi delle obbligazioni. «Si tratta comunque di investimenti di lunghissimo termine che si muovono su orizzonti di diversi decenni – ricorda Giuseppe Romano, direttore ufficio studi Consultique –. Vuol dire che le cedole che pagano le obbligazioni negli anni neutralizzeranno l’effetto del calo di prezzo».

Chi si è messo in luce è invece il Tfr. Il Trattamento di fine rapporto, nei primi tre mesi di quest’anno ha fruttato lo 0,80% contro, per fare un esempio, il -0,08% delle forme garantite dei fondi negoziali. L’anno scorso, invece, il Tfr aveva perso la gara con le altre forme pensionistiche. Nel 2016, i fondi negoziali e i fondi aperti hanno reso in media, rispettivamente, il 2,7 e il 2,2%. I Pip «nuovi» di ramo III hanno fatto 3,6%. II Tfr si è rivalutato, al netto dell’imposta sostitutiva, dell’1,5%.

In questi ultimi tre mesi il Tfr ha beneficiato del rialzo dell’inflazione a cui è ancorato. Sale, per una parte, insieme al rialzo dei prezzi. Negli anni Tfr e forme previdenziali complementari si sono sfidati con sorti alterne. Non sono mancati forti sbalzi. Nel 2008 per esempio, anno della crisi Lehman Brothers, i fondi negoziali hanno perso il 6% e quelli aperti il 14%. II Tfr invece ha guadagnato il 2,7%. Nel 2014, anno di inflazione a zero e di Borse al rialzo, i fondi negoziali e quelli aperti hanno fruttato il 7% mentre il Tfr si è limitato al+1,3%. (fonte  La Stampa Tuttosoldi)

www.contibroker.it: sito internet non riconducibile a un Intermediario abilitato

Comunicato stampa IVASS del 14 febbraio 2017 su sito internet non riconducibile ad alcun Intermediario

www.contibroker.it: sito internet non riconducibile a un Intermediario abilitato

IVASS segna la commercializzazione di polizze r.c. auto, anche aventi durata temporanea, tramite il sito internet

www.contibroker.it

non riconducibile ad alcun intermediario assicurativo iscritto nel Registro e pertanto irregolare, si rende noto che il predetto indirizzo web rinvia l’utente al seguente sito internet

www.agenziaconti.it

Il sito www.agenziaconti.it si presenta come un’agenzia assicurativa plurimandataria, ma non riporta il numero di iscrizione nel RUI dell’intermediario.

Pertanto il sito internet non è riconducibile ad alcun intermediario assicurativo iscritto nel Registro e l’attività di intermediazione assicurativa svolta attraverso lo stesso non è regolare.

L’IVASS raccomanda sempre di adottare le opportune cautele nella sottoscrizione tramite internet di contratti assicurativi, soprattutto se di durata temporanea, verificando, prima della sottoscrizione dei contratti, che gli stessi siano emessi da imprese e tramite intermediari regolarmente autorizzati allo svolgimento dell’attività assicurativa e di intermediazione assicurativa, tramite la consultazione sul sito www.ivass.it:

  • degli elenchi delle imprese italiane ed estere ammesse ad operare in Italia (elenchi generali ed elenco specifico per la r. c. auto);
  • dell’elenco degli avvisi relativi a “Casi di contraffazione o società non autorizzate;
  • siti internet non conformi alla disciplina sull’intermediazione”  del Registro unico degli intermediari assicurativi e dell’Elenco degli intermediari dell’Unione Europea.

In ogni caso, l’Istituto richiama l’attenzione degli utenti e degli intermediari sulla circostanza che i siti web degli intermediari che esercitano l’attività di intermediazione tramite internet devono sempre indicare:

  1. i dati identificativi dell’intermediario;
  2. l’indirizzo della sede, il recapito telefonico, il numero di fax e l’indirizzo di posta elettronica;
  3. il numero e la data di iscrizione al Registro unico degli intermediari assicurativi e riassicurativi nonché l’indicazione che l’intermediario è soggetto al controllo dell’IVASS.

Per gli intermediari del SEE abilitatati ad operare in Italia il sito web deve riportare, oltre ai dati identificativi ed ai recapiti sopra indicati, l’indicazione dell’eventuale sede secondaria nonché la dichiarazione del possesso dell’abilitazione all’esercizio dell’attività in Italia con l’indicazione dell’Autorità di vigilanza dello Stato membro di origine.

I siti web o i profili facebook (o di altri social network) che non contengono le informazioni sopra riportate non sono conformi alla disciplina in tema di intermediazione assicurativa e espongono il consumatore al rischio di stipulazione di polizze contraffatte.

I consumatori possono chiedere chiarimenti ed informazioni al Contact Center dell’IVASS al numero verde 800-486661 dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 14.30.

Banca : sai che polizza stai comprando?

Due interventi di Carlo Colombo, Consigliere UEA con delega a Disintermediazione, su bisogni del cliente e trasparenza dei contratti, sul tema delle polizze abbinate a mutui e finanziamenti e in generale sui prodotti venduti dalla banca

banca

Polizze in banca: sai cosa stai comprando?

Il primo intervento, che segue, è del 10 marzo 2016, il secondo segue di pochi giorni. Li pubblichiamo integralmente perché avremmo faticato a scrivere meglio la denuncia fatta nei confronti di come si opera in banca, o presso gli operatori finanziari in genere, Poste comprese. Scriveremo invece, prossimamente, di fatti realmente accaduti e di cui abbiamo prova. Stay tuned.

Polizza Incendio? Compresa nel mutuo per la nuova casa! Garanzia Furto? Compresa nel finanziamento della macchina nuova! Ma cosa sanno di questi contratti i nostri clienti?

Quante volte noi intermediari professionisti ci siamo sentiti dire dai clienti che non potevano valutare le nostre proposte di polizza Incendio/Casa o Vita/Tcm (Temporanea Caso Morte) perché dovevano stipularla obbligatoriamente con la banca che gli erogava il mutuo?

O che la garanzia Incendio e Furto sulla nuova auto in acquisto era già compresa gratuitamente nel finanziamento della stessa? E quando evidenziavamo al cliente l’importanza di mantenere una copertura unitaria del rischio, senza spezzettarla tra più assicuratori, onde evitare complicazioni al momento dell’eventuale sinistro su una fattispecie al confine della garanzia prestata dalle due diverse polizze?

Nessuno gliene aveva parlato.

Esempio pratico: se una polizza copre la fattispecie “atti vandalici” e l’altra il “danno da tentato furto”, può succedere che ognuno dei due periti ritenga che il danno non rientri nella sua polizza, ma sia di competenza dell’altra Compagnia lasciando l’assicurato disarmato davanti al “muro di gomma” alzato dai rispettivi liquidatori.

E quanti di noi si sono resi disponibili a comparare la loro proposta con quella fatta dalla banca o dall’intermediario creditizio di turno, per rendere consapevole il cliente in merito all’adeguatezza o meno della polizza che stava acquistando e all’equità del premio richiesto rispetto alla media di mercato? Chi lo ha fatto si sarà reso conto che recuperare il fascicolo informativo, che il cliente avrebbero dovuto avere per tempo, è un’impresa a dir poco ardua.

La conferma di queste cattive pratiche è arrivata anche dal Servizio Tutela del consumatore dell’Ivass e di BankItalia che, a seguito di verifiche e ispezioni, hanno rilevato una situazione da “film dell’orrore”, perpetrata tanto dalle banche e dagli intermediari finanziari quanto dalle Compagnie che avevano predisposto le relative coperture assicurative.

Nel dettaglio, i primi agivano disinteressandosi totalmente dei postulati dell’attività di intermediazione (almeno quella assicurativa): raccolta delle informazioni necessarie all’individuazione della soluzione più idonea rispetto alle effettive esigenze dei clienti; conseguente verifica dell’adeguatezza della soluzione proposta; eventuale spiegazione e formalizzazione dei motivi della mancata conformità della polizza alle suddette esigenze. Per non parlare delle mancate informazioni in sede precontrattuale sulla reale portata della garanzia oggetto di sottoscrizione e della pressione psicologica esercitata sul cliente in merito all’asserita obbligatorietà e gratuità della copertura assicurativa.

Le seconde, ovvero le Compagnie operanti nel settore, proponevano polizze inadeguate rispetto ai bisogni di protezione del target di riferimento, con garanzie carenti, a premi molto più alti rispetto a quelli di mercato.

Questi sono i motivi per cui, giova ribadirlo, Uea continua a portare avanti la sua Campagna di legalità contro chiunque – anche questo giova ribadire: il bersaglio non è il soggetto, ma l’azione che lede i diritti dell’assicurato – intermedi coperture assicurative senza chiarirne i contenuti, lo scopo e le specifiche. Svilendone la funzione sociale e ingannando i consumatori.

Il secondo intervento sul tema, pubblicato il 15 marzo 2016:

Specifiche contrattuali incoerenti rispetto alle esigenze dei clienti. Costi inutili e rimborsi improbabili. Se le lettere Ivass vengono ignorate e le Compagnie non intervengono, tocca a noi Agenti sensibilizzare e mettere in guardia gli assicurati. Ad esempio ricordando loro che dal 22 febbraio…

Faccio seguito a quanto tante volte ribadito da Uea nel corso degli anni circa l’importanza di affidarsi ad un intermediario professionista per la scelta delle coperture assicurative, per soffermarmi su alcune delle principali storture riscontrate nell’analisi delle polizze legate a mutui e finanziamenti e dell’operato di banche e intermediari creditizi (che, ovviamente, non si sognano nemmeno di confrontarsi con proprie “Commissioni tecniche” con le Compagnie per l’adeguamento di coperture e processi alle esigenze dei clienti).

Dall’ultima indagine congiunta Ivass/Bankitalia emerge che:

  • Ricorrono macroscopiche carenze, limiti ed esclusioni incoerenti con le esigenze del cliente. Esempio classico: la durata della copertura è inferiore alla durata del finanziamento o le rate rimborsabili sono inferiori a quelle mancanti.
  • Viene richiesto un premio per garanzie di cui il cliente non potrà mai usufruire (garanzie rotanti).
  • Si assicura la “perdita di impiego” a persone che non sono in possesso dei requisiti per ottenere l’indennizzo previsto, nonostante l’intermediario finanziario debba disporre di questa informazione per l’istruttoria del finanziamento (es. dipendente part time, pubblico o privato).
  • Spesso i clienti che interrompono il finanziamento hanno difficoltà a farsi rimborsare il premio non goduto.
  • Queste polizze facoltative, costose e di cattiva qualità, si trovavano abbinate ad oltre l’80% dei finanziamenti. (Facoltative?!?)
  • In molti casi i clienti firmano moduli di adesione con prestampata la dichiarazione attestante “il buono stato di salute” senza nessuna preventiva verifica dello stesso.
  • A molti clienti vengono proposti premi unici anticipati, pregiudicando di fatto l’opportunità di usufruire delle detrazioni fiscali negli anni seguenti, magari poi finanziando anche questi, arrivando a percepire provvigioni superiori al 50%.

A fronte di ciò, le Compagnie operanti in questa nicchia di mercato – nonostante le raccomandazioni dell’Ivass del 17 dicembre 2013 – da un lato non effettuano le verifiche di adeguatezza e di controllo dell’operato delle reti commerciali di cui si avvalgono, e dall’altro non si fanno remore a contestare le richieste di indennizzo degli assicurati, arrivando a devastare le finanze di intere famiglie. Riassumendo, la logica sembra essere: prima incasso il premio, poi se c’è il sinistro contesto! Ma questa prassi come si pone con i dettami del Codice Etico emanato dai Consigli di amministrazione di queste Imprese?

Visto com’è andata con la sopracitata lettera Ivass del 2013, ho qualche dubbio che questo ulteriore intervento delle Autority produrrà gli effetti sperati, salvo che – come già successo in passato – non scendano in campo gli Intermediari professionisti in assicurazioni. Come? In primis informando i clienti che, dal 22 febbraio di quest’anno, sia per le polizze vita che danni legate ai finanziamenti il contraente:

  • deve ricevere due informative precontrattuali distinte, una per la polizza e l’altra per il finanziamento con specifica dei rispettivi costi (forse così finiremo di sentirci ripetere dai clienti che la polizza è data gratuitamente!) e della rata dovuta per il finanziamento distinta da quella del premio assicurativo;
  • deve ricevere, dopo la stipula della polizza, tempestiva comunicazione delle caratteristiche della copertura, con indicazione delle modalità di recesso e di riduzione della rata;
  • ha 60 giorni di tempo per recedere dal contratto con rimborso del premio o riduzione della rata.

Se la forza degli Agenti, storicamente, è la prossimità al Cliente e la capacità di sviluppare relazioni di fiducia, trasferire queste informazioni agli assicurati è un altro modo per tutelarli e fare i loro interessi, così come lo è denunciare le pratiche che gettano discredito sull’intero settore assicurativo adombrando chi – lato Compagnie e lato Intermediari – opera in modo etico e professionale.

Come promesso torneremo sull’argomento banca per raccontare alcuni casi realmente accaduti a nostri clienti e di cui possediamo documentazione.

Agenti presenti contro bancari danzanti

Secondo contributo di Carlo Colombo in cui affronta e confronta le figure professionali di banche e assicurazioni e il rapporto con il territorio nel lungo periodo.

bancari che ballano

Agenti presenti contro bancari danzanti

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato Gestioni separate contro gestioni scellerate in cui Carlo Colombo affrontava il tema della poca trasparenza degli istituti bancari nel “piazzare” polizze assicurative ed in particolar modo la gestione del risparmio. L’analisi continua con il confronto dei differenti canali distributivi sul territorio.

UEA sullo scandalo banche: Agenti presenti vs bancari danzanti – di Carlo Colombo, Consigliere UEA con delega a Disintermediazione, bisogni del cliente e trasparenza dei contratti

Nella notte dei tempi, il sistema bancario ed assicurativo, hanno impostato la loro struttura/presenza sul territorio in due modi molto diversi:

  • il primo tramite, essenzialmente, del personale dipendente;
  • il secondo conferendo un mandato a dei lavoratori autonomi iscritti ad un apposito Albo.

Questo secondo sistema si è dimostrato di maggior garanzia per i clienti, in quanto più impermeabile alle richieste della casa madre di vendere prodotti non idonei alle esigenze dei clienti, infatti gli agenti di assicurazione sono noti per essere molto individualisti e scarsamente manovrabili.

Cito a titolo d’esempio le polizze Vita Index che erano state vendute massiciamente dal mondo bancario come strumenti che garantivano un risultato certo alla scadenza con in più la possibilità di avere un ulteriore capitale aggiuntivo nel caso di una buona performance di certi indici. Ad un certo punto alcuni zero-coupon sottostanti a queste polizze erano diventati carta straccia ed era emerso che alcune compagnie avevano previsto nelle loro polizze, senza darne particolare evidenza ai clienti, che non si sarebbero fatti garanti dei capitali versati (a differenza delle Gestioni Separate Vita) scaricando il rischio sul sottoscrittore, come a suo tempo denunciato da Uea con la campagna “Il risparmio tradito”. Queste polizze erano state vendute quasi totalmente dal settore bancario, mentre proprio gli Agenti, tramite le loro rappresentanze, erano intervenuti in pressing sulle Autorità e sull’Ania affinché obbligassero le Compagnie a garantire le prestazioni assicurate ai consumatori nei casi in cui i titoli sottostanti avessero perso il loro valore. Inoltre, veniva ribadito agli impiegati bancari l’obbligo di chiarire ai loro clienti che la compagnia assicurativa, contrattualmente, non si faceva garante delle prestazioni di quelle particolari polizze.

Ancora, prima dello scoppio della “bolla speculativa” della new economy le banche avevano invitato i clienti a investire in azioni perché, nel lungo periodo (definizione che inizialmente significava un periodo di 3 o 5 anni, ma che poi si è sempre più allungata nel tempo a fronte di risultati estremamente negativi), avrebbero garantito rendimenti migliori. Quanti risparmi traditi e dissolti!

E infine, veniamo ai recenti problemi delle quattro banche “sotto accusa” le quali sono andate ad appioppare obbligazioni subordinate ai risparmiatori retail, perché ovviamente, se si fossero rivolte ad investitori istituzionali, gli interessi da pagare per collocare le suddette obbligazioni sarebbero stati enormemente più alti dal momento che gli investitori istituzionali sanno bene che il grado di rischio va adeguatamente remunerato. Tutto questo non avviene invece col pensionato che è stato convinto, anche alterando il profilo di rischio sui documenti obbligatori, a spostare i suoi trentamila euro dai Btp decennali a questi strumenti a lui totalmente sconosciuti, ma vendutigli come ugualmente sicuri. Storicamente queste nefandezze nel mondo bancario sono sempre avvenute, vedasi Cirio bond, My Way e 4You, Bond Argentini, Parmalat…

Venendo poi al debutto del bail-in, ricordo male oppure il Governatore della Banca d’Italia aveva invitato le banche a dare precise e dettagliate informazioni ai clienti sull’introduzione di questa norma, ovvero di questo nuovo rischio appioppato ai soliti risparmiatori? Qualcuno ha ricevuto dalla propria banca precise e dettagliate informazioni in forma intellegibile? Queste banche, che hanno dimostrato evidenti carenze nell’esercizio del loro core business, vogliono proporsi come nuovi, capaci ed affidabili intermediari assicurativi, ma con quale competenza nell’individuazione e nell’analisi dei rischi di persone, famiglie e imprese vogliono fare il nostro mestiere?

Per tornare alla distinzione iniziale: gli agenti passano la loro vita, di norma, sulla stessa piazza, mentre gli impiegati di banca vengono continuamente spostati da una filiale all’altra, meccanismo che azzera ogni volta la conoscenza dei bisogni dei clienti. Nel primo caso si costruisce dunque un rapporto di lungo periodo, con un consulente facilmente reperibile che accumula nel tempo sempre maggior conoscenza dell’assicurato e delle sue esigenze e si fa garante del patto stipulato fra la compagnia e l’assicurato. Nel secondo i consumatori assistono passivamente ad un valzer di facce e poltrone spesso più propense ad eseguire le direttive che piovono dall’alto che a soffermarsi sulle specifiche esigenze dei clienti.

Gestioni separate contro gestioni scellerate

Gestioni separate contro gestioni scellerate. Banche e conflitto di interessi. Carlo Colombo, consigliere UEA affronta il tema della “poca” trasaparenza degli istituti di credito.

gestioni separate

Gestioni separate contro gestioni scellerate

Gestioni separate (delle compagnie di assicurazioni) contro gestioni scellerate (delle banche). Carlo Colombo, Consigliere UEA con delega a Disintermediazione, bisogni del cliente e trasparenza dei contratti affronta in due articoli, di cui il seguente è il primo,  relativi al tema dello scandalo banche e visti dal punto di vista assicurativo, ed il secondo che sarà pubblicato prossimamente con titolo “Agenti presenti vs bancari danzanti”.

UEA sullo scandalo banche: Gestioni separate vs gestioni scellerate – di Carlo Colombo, Consigliere UEA con delega a Disintermediazione, bisogni del cliente e trasparenza dei contratti

In questi giorni di festa, in cui ha continuato ad imperversare la polemica legata agli scandali bancari, un fantasma è stato da più parti evocato, citato e mai approfondito, strumentalmente agitato, ma funzionalmente non approfondito: il famigerato “conflitto di interessi”.

Ebbene questo mostro a due (o più teste) ha molti padri – e di certo molti figli – sui quali occorre cominciare a fare un po’ di chiarezza. Ad esempio riconoscendo che le banche, quando collocano prodotti finanziari attraverso i loro dipendenti, hanno l’interesse ad attribuire ai loro clienti profili di rischio più elevati rispetto a quelli effettivi per poter avere un mercato più ampio e “mano libera” nel proporre prodotti più complessi (e solitamente più remunerativi per loro). Certo nei prospetti informativi – che oramai vengono dati su cd o fatti scaricare da internet perché le suddette informazioni abbisognano di centinaia e centinaia di pagine (che le banche dovrebbero illustrare accertandosi che i clienti abbiano ben inteso) – è evidenziata la scarsa probabilità che hanno gli stessi di dare performance positive rispetto al mercato di riferimento.

Ma questo le banche lo hanno evidenziato ai clienti?

D’altronde in un momento di tassi vicini allo zero, qualsiasi fondo monetario od obbligazionario con una commissione di gestione dell’1% è logico che dia un risultato negativo. Quindi, piuttosto che indirizzare i clienti verso prodotti più adeguati alle loro esigenze, e meno remunerativi per la banca, cosa fa frequentemente il mondo bancario? Alza forzatamente il profilo di rischio tollerabile dal cliente tramite la compilazione del “modello MIFID”, dal quale deve risultare per legge che il cliente abbia una conoscenza dei prodotti finanziari che si appresta ad acquistare, un orizzonte temporale ed una propensione al rischio maggiore di quella reale e quindi coerente per potergli vendere prodotti più rischiosi. La banca poi… incrocia le dita sperando che i mercati tirino! Altrimenti, com’è possibile che la conclamata bassa cultura finanziaria del cittadino medio italiano, non risulti dai profili di rischio dei questionari MIFID? Quando siamo diventati tutti esperti di finanza?

Soprattutto di questi tempi, un validissimo strumento dove trovare un porto sicuro per i propri risparmi è costituito dalle “gestioni separate” (ramo Vita) delle Compagnie assicurative, in quanto:

  • sono separate dal patrimonio della Compagnia: quindi non c’è confusione patrimoniale come in campo bancario dove, se il 20% dei clienti decidesse di ritirare i propri soldi contemporaneamente, le banche non sarebbero in grado di farvi fronte. Inoltre, nel caso la compagnia avesse dei problemi di bilancio, gli assicurati sarebbero comunque garantiti dalle attività presenti nella gestione separata e dalle riserve tecniche appostate per obbligo di legge;
  • sono fortemente vincolate dalle legge nelle percentuali e nella qualità dei titoli acquistabili dal gestore;
  • oltre alla diversificazione ed alla scelta di titoli affidabili, la Compagnia per legge pone a garanzia delle attività della gestione separata il proprio patrimonio, trovandosi quindi in perfetta comunione di interessi con il proprio cliente che viene ad essere ulteriormente tutelato in caso di dissesti del mercato o dai rischi demografici legati al continuo aumento della vita media ed al conseguente rischio del cittadino di vivere, in condizioni disagiate, oltre i propri risparmi.

Ma anche qui, gli operatori presenti sul mercato non sono tutti uguali: accanto alle Compagnie tradizionali, che vantano indici di solvibilità solitamente lusinghieri, facilmente rilevabili dai fascicoli informativi, troviamo altri operatori meno affidabili e meno patrimonializzati.

La differenza, ancora una volta, la fanno gli Agenti (che qualche società di consulenza/potentato poco avveduto vorrebbe, per avere la mano più libera, estromettere attraverso la digitalizzazione ed altri marchingegni) abituati, a differenza di quanto accade in banca o sul web, a metterci la faccia per decine di anni e ad indagare le reali esigenze degli assicurati, illustrando loro nel dettaglio tutte le specifiche del contratto e accertandosi dell’effettiva comprensione.

Sorgente: Voci dalla Rete Intermedia Channel

Unipol cancella 13 Agenzie, 40 mila utenti nel caos

DENUNCIA DEL SINDACATO AGENTI DI ASSICURAZIONE: UNIPOL CANCELLA 13 AGENZIE

UNIPOL

Unipol cancella 13 Agenzie, 40 mila utenti nel caos

La Sicilia – 09 Novembre 2014

«La compagnia Unipol Sai ha spazzato via con una ingiustificata politica aziendale 13 agenzie generali solo in Sicilia, 29 in tutto il Meridione, mettendo alla porta professionisti con una trentennale esperienza e a rischio il posto di lavoro di decine di lavoratori assunti, snobbando più trenta milioni di premi assicurativi e gettando nel caos oltre 40mila utenti». A denunciarlo è il sindacato degli agenti assicurativi Sna.
«Solo a Catania sono state chiuse 4 agenzie generali, altre 6 a Ragusa e 3 a Enna – spiega il segretario provinciale Sna, Francesco Caruso – e adesso per gli utenti con la polizza in scadenza comincerà una via crucis di cui francamente non capiamo le ragioni».
«Molte di queste polizze, infatti, sono state trasferite nell’unica agenzia di Messina, gestita dalla Sogeist srl, affidataria del servizio dallo scorso 31 ottobre – prosegue Caruso – Quindi, bene che vada, un catanese dovrà impiegare almeno due ore per raggiungere l’unico sportello messo a disposizione dalla compagnia, un ennese almeno tre e un ragusano più di cinque».
L’iniziativa, maturata dopo l’acquisizione, due anni fa, da parte di Unipol del pacchetto azionario ex Ligresti Fondiaria Sai, «assume quasi i connotati di una epurazione interna, se si pensa – prosegue Caruso – che le revoche hanno colpito le piccole compagnie precedentemente assorbite dal gruppo, come Liguria e Milano Assicurazioni, e che adesso sono destinate a scomparire, perché ne è stata decretata la morte senza programmare né una ricollocazione degli agenti e dei dipendenti e neppure del portfolio da loro faticosamente costruito, destinato inevitabilmente a disperdersi». Delle agenzie catanesi, la più importante, con quasi due milioni di euro di portfolio, proprio in questi giorni si appresta a effettuare le consegne agli ispettori della compagnia, mentre fuori sul marciapiede restano i clienti che non capiscono, non possono neppure pagare e ritirare il loro tagliando e non ricevono le giuste informazioni perché al numero verde, ufficialmente attivato, di fatto non risponde nessuno».
«Come sindacato – conclude Caruso – vogliamo denunciare innanzitutto il disagio che la compagnia Unipol sta arrecando ai cittadini. Ma la vera questione sembra essere legata a una posizione dominante assunta dal gruppo Unipol Sai in alcune province, superando con la raccolta premi la soglia consentita dalla legge, «Piuttosto che chiudere senza criterio, la compagnia avrebbe potuto procedere con una riduzione proporzionale del portafoglio tra le agenzie»

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